Cattura e stoccaggio di CO₂: una svolta per le industrie hard-to-abate

Cattura e stoccaggio di CO₂: svolta per le industrie ad alte emissioni

Il traguardo stabilito per il 2050 dagli Accordi di Parigi del 2015, ossia il raggiungimento dell’equilibrio tra l’anidride carbonica rilasciata nell’atmosfera e quella rimossa, richiede un impegno serio e immediato, così come l’utilizzo di nuove tecnologie.

Il progetto Liverpool Bay, che vede coinvolti il porto di Liverpool e l’Eni, prevede un intervento di CCS (Carbon Capture and Storage), ovvero un’opera di cattura e immagazzinamento di anidride carbonica all’interno dei giacimenti di gas esauriti nel Mare di Irlanda. La strategia ha una tenuta a lungo tempo e coinvolge settori industriali con emissioni hard to abate (acciaio, metalli, chimica, vetro, carta e cementifici), ovvero industrie che non possono azzerare le emissioni solo cambiando i processi produttivi. Il riuso delle infrastrutture dei giacimenti esausti permette, infatti, di ridurre i tempi e i costi di implementazione. Grazie a questa strategia, anche i distretti produttivi più energivori potrebbero diventare i primi cluster industriali a basse emissioni.

Il CEO della divisione Global Natural Resources dell’Eni, Guido Brusco, ha illustrato i due principali passaggi per la realizzazione del progetto. In primis, vi sarà la cattura della CO2, che, una volta separata dagli altri gas presenti nelle emissioni, verrà pompata nei pozzi esausti. Il processo non rischia di provocare alcun tipo di danno, poiché l’anidride carbonica è un gas non infiammabile, esplosivo o velenoso. Il progetto è uno dei principali interventi per ridurre le emissioni industriali nel Regno Unito e promuove lo sviluppo economico nel Nord-Ovest dell’Inghilterra e nel Galles del Nord. Gli emettitori che parteciperanno al progetto verranno scelti direttamente dal governo britannico. In generale si prevede la raccolta di 4.5 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, con un potenziale di immagazzinamento di 200 milioni di tonnellate.

Ora come ora nel mondo sono presenti solo 50 sistemi di cattura e stoccaggio analoghi, ma ve ne sono altri 600 in corso di implementazione, tra i quali anche quello dei giacimenti adriatici al largo di Ravenna, che verrebbero utilizzati per raccogliere anche le emissioni provenienti dal nord della Francia.

Questi progetti sono di particolare importanza, poiché dimostrano come l’innovazione non debba essere necessariamente drastica per essere efficace e rivoluzionaria nei risultati.

Fonte: Eni

Autore: Benedetta Donà

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