Secondo lo studio “Economia circolare: una leva per la competitività delle imprese”, pubblicato dalla Cassa Depositi e Prestiti (CDP), le imprese manifatturiere italiane hanno avuto un risparmio superiore a 16 miliardi di euro grazie all’adozione di pratiche di economia circolare.
Il dato, seppur degno di nota, rappresenta solo il 15% del potenziale teorico di 119 miliardi di euro, stimato al 2030.
In Europa, l’Italia si afferma come uno degli stati più virtuosi nella transizione verso un’economia circolare: quasi metà delle imprese ha già adottato almeno una pratica di economia circolare nel 2024. Il riciclo risulta essere la strategia sostenibile predominante.
Nonostante la leadership nell’economia circolare, l’Italia è tra gli stati europei che effettua minori investimenti, seconda solo alla Spagna. Ciò è dovuto anche alla struttura imprenditoriale italiana, costituita per lo più da piccole e microimprese, le cui possibilità di investimento sono modeste.
Per le imprese, i vantaggi ottenuti dall’adozione di pratiche circolari sono concreti, come la maggiore capacità di coprire il costo del debito, una maggiore generazione di cassa, un livello di indebitamento inferiore, una minore probabilità di default e un elevato potenziale innovativo. L’Italia è al secondo posto in Europa per il numero di brevetti depositati, sviluppati per oltre la metà da PMI.
La circolarità offre un vantaggio anche nella riduzione della dipendenza dalle importazioni, ambito in cui l’Italia si classifica al di sopra della media, con una percentuale del 48% rispetto al 22% della media europea.
Lo studio sottolinea quanto sia fondamentale sostenere le PMI attraverso programmi di supporto pubblico, favorendo l’accesso agli investimenti in macchinari, tecnologie e alla finanza sostenibile e stimolando la collaborazione e la condivisione di conoscenze per poter migliorare la transizione verso un’economia circolare.
Per saperne di più: https://www.cdp.it/internet/public/cms/documents/CDP-Brief-Economia-Circolare-06-02-25.pdf