Abbiamo incontrato Daniela Grandi, Presidente e Amministratore Delegato di Marcello Gabana Holding, nel suo studio di Calcinato a Brescia. Ci incuriosiva conoscere quale fosse la spinta che ha dato il la ad un approccio alla sostenibilità concreto e misurato, due aggettivi che caratterizzano l’approccio bresciano al business, per un gruppo industriale eterogeno come quello che presiede. Ne è nata una riflessione che nel corso del dialogo ha evidenziato la volontà del Gruppo Gabana di svilupparsi nell’ottica di un miglioramento continuo, attraverso un approccio innovativo, attento agli impatti ambientali in ognuna delle varie realtà che lo compongono. L’obiettivo è quello di farsi portavoce di una cultura aziendale inclusiva e responsabile, a beneficio dei dipendenti e del pianeta.
Qual è la sua visione della sostenibilità? Perché la scelta di fare un percorso sulla sostenibilità e quali prospettive vede per il suo gruppo, che è così diverso e variegato?
Abbiamo cominciato ad affrontare il tema della sostenibilità quando era ancora poco conosciuto tra le PMI. Per farlo, è stato necessario ragionare in profondità con l’intero Gruppo, sebbene costituito da realtà eterogenee. Il mio ruolo, come Presidente e Amministratore Delegato del Gruppo, è sempre stato quello di guardare in prospettiva e di definire una strategia coerente di conseguenza. Per questo motivo, abbiamo deciso di seguire i segnali che sono arrivati dall’agenda ONU e da altri enti rispetto al tema sostenibilità. È stata una scelta decisiva, che ci ha permesso di muovere verso il futuro, agire diversamente sarebbe stato anacronistico. Per procedere in questa direzione, è stata necessaria un’estesa opera di formazione sul tema, un percorso che ci ha portato ad abbracciare il nuovo paradigma con consapevolezza e decisione. A partire dall’aspetto della governance aziendale, ciascuna realtà si è dovuta interrogare sulla propria identità all’interno del Gruppo, sulle proprie caratteristiche e sui propri obiettivi.
Un bilancio di sostenibilità focalizza l’attenzione della Governance sulla definizione delle politiche e l’analisi degli impatti. Anche per voi è stato un processo di analisi e ridefinizione organizzativa?
Certo, proprio per questa ragione ho deciso di interrogarmi in prima persona rispetto al nuovo paradigma. Prima non era così comune mettersi in discussione, si andava avanti un po’ per inerzia, secondo le indicazioni ricevute negli anni. Invece, credo che questo lavoro sulla sostenibilità sia riuscito a far riflettere le aziende su un tema fondamentale, quello della consapevolezza.
Quali sono stati i benefici intervenuti da un approccio di governance alla sostenibilità?
È stato un processo sicuramente non facile, c’era bisogno di “educare alla sostenibilità” che è un processo articolato e complesso. Ho notato principalmente vantaggi nel coinvolgimento di tutti verso un percorso comune, anche rispetto allo stakeholder engagement. Oltre ad una maggiore trasparenza dei processi e ad un ritorno notevole a livello di brand image, il beneficio più significativo è stato dunque quello di governo: l’approccio alla sostenibilità ci ha permesso di evidenziare le motivazioni comuni che ci guidano. In questo senso, la sostenibilità aiuta l’azienda ad essere coerente con la sua mission, a partire proprio dai suoi dipendenti. Come corpo vivente, infatti, l’elemento realmente fondamentale per un’azienda sono le persone e la sostenibilità accelera il processo tramite il quale i dipendenti sviluppano un senso di appartenenza nei confronti dell’azienda.
Viste le tensioni geopolitiche del momento e le complicazioni recentemente emerse riguardo alla transizione verde e al parlare del mancato raggiungimento degli obiettivi globali, come vede la sostenibilità nel suo prossimo futuro?
Negli ultimi 25 anni l’economia non è mai stata in crescita, la cosiddetta ‘crescita infinita’ non esiste. L’approccio alla sostenibilità deve quindi essere supportato da un cambio di paradigma economico che attualmente non sta avvenendo o sta avvenendo nel modo sbagliato. Ci troviamo in un momento cruciale per cui, a maggior ragione, chi può deve fare del suo meglio. Non si può solo pronunciare la parola “sostenibilità”, bisogna spingere le aziende a produrre meno e più consapevolmente poiché il modello odierno non è sostenibile.