Riuso e riciclo: le sfide dell’Europa tra economia circolare e innovazione

L’acceso dibattito sull’economia circolare torna al centro dell’attenzione con l’entrata in vigore del Packaging & Packaging Waste Regulation (PPWR), il nuovo regolamento dell’Unione Europea sugli imballaggi. L’obiettivo principale è sicuramente quello di ridurre drasticamente i rifiuti da imballaggio, imponendo ai Paesi membri di abbassarne il volume del 15% entro il 2040 rispetto ai livelli del 2018.

Le Nuove Regole dell’UE sugli Imballaggi

Per raggiungere questo ambizioso obiettivo, il regolamento introduce misure stringenti:

  • Divieto di alcuni imballaggi monouso a partire dal 2030;
  • Principio “Recyclable by design”, che obbliga a progettare imballaggi riciclabili con percentuali minime fissate tra il 65% e il 70%;
  • Maggiore attenzione al riuso, incentivando la distribuzione, in particolare nel commercio al dettaglio, a privilegiare l’impiego di imballaggi riutilizzabili.

Il riuso degli imballaggi è già una realtà consolidata in alcuni Paesi europei, grazie a normative specifiche e iniziative aziendali virtuose. Ad esempio, sono sempre più diffusi packaging riutilizzabili, sistemi di restituzione delle stoviglie e bottiglie di vetro a rendere.

Riuso vs Riciclo: Un Dibattito Aperto

L’introduzione del PPWR ha riacceso il dibattito sulle strategie più efficaci per l’economia circolare. Se da un lato l’Unione Europea sembra favorire il riuso, dall’altro questo approccio ha suscitato preoccupazioni in Italia, dove la filiera del riciclo degli imballaggi è considerata un’eccellenza industriale.

La contrapposizione si riflette anche a livello politico e culturale. Nei Paesi del Nord Europa, come Danimarca e Paesi Bassi, il riuso è supportato da infrastrutture efficienti e da una cultura della sostenibilità ben radicata. Aarhus, seconda città danese, ha lanciato un progetto pilota per il riuso nel packaging takeaway, restituendo oltre 750.000 bicchieri in un solo anno, riducendo enormemente i rifiuti da contenitori monouso. Anche nei Paesi Bassi, il governo lavora attivamente con la cittadinanza per incentivare l’uso di imballaggi riutilizzabili.

In Italia, invece, il riciclo ha raggiunto livelli eccellenti, grazie a una filiera industriale all’avanguardia. Secondo il rapporto Conai-Consorzi di Filiera, il tasso di riciclo degli imballaggi in legno è al 63% (ben oltre il 30% richiesto dall’UE per il 2030), mentre quello dell’alluminio è al 74%, superando abbondantemente il target UE del 60%.

Le Sfide del Futuro

Nonostante i successi del riciclo, questa pratica non è esente da limiti: il processo richiede energia e risorse, poiché i materiali devono essere raccolti, scomposti, trattati e riassemblati per dar vita a nuovi prodotti. Con l’aumento delle sfide climatiche e ambientali, il settore è chiamato a fare di più: investire in imballaggi più efficienti, sostenibili e con standard sanitari elevati.

Politiche Fiscali Circolari e Prospettive Europee

Ora la Commissione Europea propone un regolamento che promuove sia il riuso che il riciclo degli imballaggi. Tuttavia, alcune organizzazioni, come Zero Waste Europe, ritengono che serva maggiore ambizione. A fine novembre, hanno inviato una lettera aperta ai parlamentari europei chiedendo misure più incisive per una vera trasformazione dell’economia circolare.

Tra le proposte principali, spicca l’introduzione di strumenti fiscali adeguati per incentivare la sostenibilità. Ad esempio, spostare gli oneri fiscali dal lavoro all’estrazione delle risorse potrebbe rendere economicamente più sostenibili le pratiche di riuso e riciclo, incoraggiando le aziende a ridurre gli sprechi.

Un altro punto chiave riguarda l’integrazione dell’economia circolare nelle politiche commerciali dell’UE. Zero Waste Europe suggerisce di estendere il Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM) per includere l’intensità di risorse dei prodotti importati. Ciò invierebbe un segnale chiaro sul fatto che l’impegno dell’Europa per l’economia circolare non si limita ai suoi confini, ma ha un impatto globale.

O si Collabora o si Muore

Se la circolarità sarà un affare per ricchi, non vinceremo la sfida. Per fortuna, ci sono molti dibattiti in corso sui benefici dell’economia circolare nei Paesi in via di sviluppo. Gli esperti concordano su un aspetto: c’è bisogno di governi che collaborino a livello internazionale.

Alla recente COP 29 di Baku, a Inger Andersen, direttrice esecutiva dell’UNEP, è stato chiesto se fosse ancora possibile limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi. L’economista svedese non ha esitato: l’obiettivo è raggiungibile, ma molte altre nazioni devono raccogliere il testimone della circolarità nei loro nuovi impegni climatici.

Qualche mese prima, anche il World Circular Economy Forum 2024 di Bruxelles aveva concluso i lavori con un messaggio simile: “Il cambiamento non avviene da soli. L’economia circolare supera i confini geografici e richiede la collaborazione tra nazioni, organizzazioni e stakeholder”. Non è un caso che la prossima edizione del forum, in primavera, si terrà per la prima volta in America Latina, in Brasile, uno dei Paesi con la maggiore produzione di rifiuti al mondo.

Il Ruolo dell’UE nel Futuro dell’Economia Circolare

Secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente (AEA), rispetto ad altre regioni del mondo l’Europa consuma una percentuale più elevata di materiali riciclati. Tuttavia, i progressi sono stati lenti e l’UE è ancora lontana dal raggiungere il proprio ambizioso obiettivo di raddoppiare il tasso di circolarità entro il 2030.

Jessika Roswall, nuova Commissaria UE per l’ambiente, si concentrerà su una nuova legge per rafforzare il Circular Economy Action Plan del 2020. Ursula von der Leyen ha sottolineato l’importanza di creare una domanda di mercato per i materiali secondari e stabilire un mercato unico per i rifiuti, in particolare per materie prime essenziali come rame e litio. Intanto, a partire dal 2024, le bottiglie di plastica dovranno contenere almeno il 25% di plastica riciclata. La Direttiva SUP ha inoltre introdotto nuovi obblighi per i contenitori in plastica e tetrapak. A questo si aggiunge la recente Direttiva UE sulla riparazione, che supporta la riparazione indipendente e migliora l’accesso dei consumatori a opzioni di riparazione accessibili.

L’evoluzione della normativa europea impone una riflessione più ampia: solo con collaborazione e politiche ambiziose si potrà rendere l’economia circolare una realtà concreta ed efficace su scala globale.

Fonte: https://futuranetwork.eu/focus/533-5461/riuso-e-riciclo-quattro-sfide-che-leuropa-e-non-solo-dovra-affrontare-nei-prossimi-anni

Autore: Gloria Milan

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