Il 5 febbraio, in occasione della Giornata Nazionale di Prevenzione dello Spreco Alimentare, è stato presentato il rapporto “Il caso Italia 2025”, realizzato dall’Osservatorio Waste Watcher International, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari dell’Università di Bologna e Ipsos.
I dati illustrati sono allarmanti: in media, si sprecano 88 grammi di cibo a testa al giorno, 617 grammi a settimana, quasi due chili e mezzo al mese. Questo spreco, oltre a danneggiare il pianeta, incide gravemente sulle nostre economie, generando un costo di 140 euro a testa all’anno.
La classifica dei cibi più sprecati vede in cima quelli che deperiscono più facilmente. In prima posizione c’è infatti la frutta fresca, seguita dal pane fresco, verdure, insalata, cipolle, aglio e tuberi. Il costo unitario dei beni influisce sulle scelte d’acquisto, portando le famiglie più svantaggiate all’acquisto di alimenti più economici, di qualità inferiore e più facilmente deteriorabili.
I maggiori sprechi sono stati registrati nelle famiglie appartenenti alle fasce più deboli della popolazione, con una perdita di cibo di un valore maggiore del 26% rispetto alla media nazionale. Nelle regioni del Sud Italia si rileva un +16% rispetto alla media italiana, mentre un +4% nel Centro e un -16% per le regioni del Nord.
Oltre allo spreco domestico, pari a 8,2 miliardi di euro all’anno, vi è un grave spreco di filiera agro-alimentare, che ammonta a 14,1 miliardi di euro all’anno.
Lo studio analizza anche l’insicurezza alimentare, ossia il livello di accesso delle persone a cibo adeguato e nutriente, causata da povertà o disuguaglianze sociali. Negli ultimi 12 mesi, gli indici di insicurezza alimentare sono stati maggiori nelle aree rurali, nel ceto sociale popolare e nelle zone di periferia.
La sfida lanciata dall’Osservatorio Waste Watcher mira alla riduzione dello spreco alimentare, per raggiungere nel 2030 il dimezzamento dello spreco e far sì che non siano superati i 369,7 grammi settimanali. Diverse iniziative sono state proposte da aziende e società al fine di trovare soluzioni a questo problema, come il donare pasti non consumati a enti no-profit, la valorizzazione dei cibi a km zero, campagne pubblicitarie e persino alcune applicazioni in grado di monitorare il nostro spreco individuale.
Una spesa consapevole, una pianificazione dei pasti e l’adozione di semplici accorgimenti, come mangiare prima il cibo deperibile e congelare gli alimenti, possono aiutare non solo a mangiare più sano, ma anche a ridurre gli sprechi, spendere meno e rispettare il pianeta.